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Il ferro invisibile: segnali sottili di una carenza che spesso ignoriamo
01 ott 2025

Il ferro invisibile: segnali sottili di una carenza che spesso ignoriamo

Il ferro è un minerale indispensabile per il corretto funzionamento dell’organismo, in quanto partecipa alla formazione dell’emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno nel sangue. Una sua carenza, di conseguenza, riduce la disponibilità di ossigeno ai tessuti e si riflette sul livello di energia, sulla capacità di concentrazione e sul benessere generale.

Sebbene possa colpire persone di ogni età, risultano più vulnerabili bambini, adolescenti, donne in età fertile e chi affronta gravidanza o allattamento.

Primi segnali di carenza di ferro

La carenza di ferro nel corpo non si manifesta sempre con sintomi evidenti, ma esistono segnali sottili che non andrebbero trascurati, su tutti, la stanchezza persistente non giustificata da sforzi particolari, alla quale possono associarsi pallore, fiato corto, vertigini e sensazione di freddo alle estremità, come mani e piedi. Nei casi di carenza più grave compaiono mal di testa ricorrenti, insonnia, palpitazioni e maggiore suscettibilità alle infezioni, dovuta all’indebolimento delle difese immunitarie.

Le cause alla base di questa condizione possono variare: oltre alla dieta povera di ferro, potrebbe esserci un ridotto assorbimento intestinale legato a patologie croniche come morbo di Crohn, colite ulcerosa o celiachia, oppure la causa potrebbero essere delle perdite di sangue, comprese quelle mestruali abbondanti. Anche la gravidanza e l’allattamento richiedono un maggiore apporto di ferro, poiché l’organismo deve sostenere non solo la madre ma anche lo sviluppo del bambino.

Come diagnosticare la carenza di ferro

Il modo più semplice e affidabile per individuare una carenza è un esame del sangue volto a valutare i livelli di emoglobina, ferritina e altri parametri relativi alle riserve di ferro nell’organismo. Una diagnosi tempestiva permette di distinguere se la carenza è lieve, moderata o grave, e di intervenire con un piano nutrizionale o terapeutico adeguato.

Il monitoraggio risulta particolarmente importante per chi appartiene alle categorie a rischio, come le donne con cicli mestruali abbondanti, i bambini in fase di crescita rapida e chi soffre di malattie che compromettono l’assorbimento intestinale. Una diagnosi precoce riduce la probabilità di complicazioni, come anemia e conseguente riduzione della capacità di svolgere le normali attività quotidiane.

Cosa fare

Quando i livelli di ferro risultano bassi, l’alimentazione rappresenta il primo passo per ripristinare l’equilibrio.

Il ferro eme, presente in alimenti di origine animale come fegato, carni rosse e frattaglie, è quello più facilmente assimilabile, mentre le fonti vegetali, come legumi, spinaci, bietole, frutta secca e cioccolato fondente forniscono ferro non eme, che può essere meglio assorbito se consumato insieme a vitamina C, per esempio, condendo le verdure con succo di limone o accompagnando i pasti con agrumi.

Nei casi in cui la carenza sia significativa o l’alimentazione da sola non sia sufficiente, il medico può prescrivere integratori specifici, come le formulazioni a base di ferro in combinazione con vitamina C e vitamina B12, particolarmente utili per migliorare l’assimilazione e sostenere la produzione di globuli rossi.

Ricordiamo che l’integrazione deve sempre essere seguita da un professionista, poiché un eccesso di ferro può provocare effetti indesiderati e, per questa ragione, non va mai intrapresa in autonomia.

Se vuoi saperne di più, contattaci! Il nostro team di professionisti sarà felice di aiutarti.

Tag ferro, integrazione, stanchezza